lunedì 10 dicembre 2012

Speranze d’amore


Una poesia che nasconde più livelli di interpretazione: vi invito a dare la vostra.
Senza titolo, olio su tela di Flavio Lappo


Speranze d’amore

Sospeso nell’ombra di un sole che muore
Raccolgo il grido di una donna che si dispera,
dal suo volto non traspare
La catarsi del suo cuore.
Il crollo di una chimera,
Il folle richiamo del mare.
È viva! Respira ancora!
Rinasce con me.

Max Bonfanti, filosofo www.laccentodisocrate.it

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sabato 8 dicembre 2012

Sesso e design in mostra



Sesso e design in mostra



KAMA. Sesso e design: dal 5 dicembre al 10 marzo 2013, dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 20.30, e il giovedì fino alle 23, alla Triennale di Milano. Vietata ai minori di 18 anni.

Sono stata all'inaugurazione dell'esposizione KAMA dedicata al legame che si può creare tra eros e progettazione creativa. Ero lì invitata da Fornasetti ed è stato naturale soffermarmi nell'area
Ossessioni magistrali, sezione dedicata a lavori di Ettore Sottsass, Piero Fornasetti, Carlo Mollino, Gaetano Pesce ed Alchimia. Una vera ossessione creativa: organi genitali femminili e maschili, soprattutto maschili, sono rappresentati col disegno. Muovendomi poi in tutta l'area ho potuto osservare rappresentazioni di ogni forma, colore e materiale. Questa mostra è senza dubbio utile per familiarizzare con l'immagine del sesso, annulla però l'erotismo che non è esibizione pubblica. Ve la suggerisco come esperienza di conoscenza estetica ed anatomica e se ci andrete potrete vedere il famoso divano Mae West a forma di labbra di Salvador Dalì, i raffinati piatti di Fornasetti rappresentanti Adamo ed Eva, un omaggio ai nostri progenitori. E infine per non farvi mancare nulla un'opera di Jamie McCartney, 400 calchi di genitali femminili che compongono i suoi pannelli.

Maria Giovanna Farina

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venerdì 7 dicembre 2012

Il valzer degli addii


Il valzer degli addii

di Annalisa Barbier



In questo tempo di precarietà economica, professionale e sentimentale, si vive accompagnati da un crescente senso di incertezza spesso associato con l’attitudine al disimpegno, cui fa da sfondo una società brutalmente egocentrista ed individualista. La figura che emerge da siffatto sfondo – dipendendo in tutto dalla soggettiva propensione ad evidenziare e riconoscere alcuni segni piuttosto che altri – è purtroppo quella di una generale, crescente incapacità di impegno, costanza e pazienza. Verso se stessi e verso gli altri.
La progressiva erosione dei passati punti di riferimento socioculturali ed etici, ha imposto la necessità di trovarne di nuovi; tuttavia tale tentativo di estensione di senso non ha prodotto, a mio avviso, risultati capaci di sostenere l’individuo nel suo cammino verso la realizzazione di sé.
Ne origina un crescente, strisciante malessere cui è difficile dare un nome perché è tanto diffuso quanto impalpabile, potendosene cogliere soltanto le manifestazioni epifenomeniche. Queste riguardano la vita sociale, relazionale ed interiore, coagulandosi poi in tutte quelle situazioni ambigue, sospese ed indecise, in cui appare implacabilmente chiaro quanto sia difficile e allo stesso tempo necessario, ri-costruire un sistema di riferimenti semantici, simbolici e di significato all’interno del quale trovare finalmente un senso coerente, un filo di Arianna che ci riporti fuori dal labirinto. Finalmente a casa.
La vita di relazione, nella fattispecie quella delle relazioni sentimentali, è uno degli ambiti in cui questo disagio appare maggiormente evidente.
Si ha l’impressione che sempre più persone si trovino – loro malgrado - a far girare una giostra di “incipit” amorosi poi incapaci di trasformarsi in relazioni durevoli e gratificanti. Rapporti in cui i partner non sono più capaci di sviluppare una fiducia sana, oscillando in maniera destrutturante tra fiducia idealizzata e sfiducia totale (idealizzazione e svalutazione ne sono aspetti complementari), in cui le spesso inconsapevoli dinamiche individuali prendono il sopravvento sulla capacità/necessità di aprirsi all’altro, in cui il relativismo etico - ormai assurto a valore assoluto - crea mostri di egocentrismo ed incoerenza, avvolti su se stessi in una alienante spirale di accuse e giustificazioni.
Se questo è il panorama che mi trovo spesso ad osservare nella mia veste professionale, non posso fare a meno di ravvisare anche quali ne sono gli effetti sul singolo individuo: da un lato, il crescente senso di non appartenenza, la confusione, la paura, l’insoddisfazione e la frustrazione portano molte persone ad abdicare alla gioia dell’intimità.
Dall'altro, la ricerca ossessiva di stimoli sempre nuovi (che si riveleranno sempre insufficienti), i ripetuti tentativi di stabilire il rapporto “ideale” e la caccia sempre aperta al partner perfetto, inducono ad una sorta di “ripetitività erotico-sentimentale” in grado soltanto di incrementare quella frustrazione e quel senso di impotenza e delusione dal quale si è tentato di fuggire, e che difficilmente permettono di aprire le porte ad una vera intimità.
Da qui il titolo di questo articolo, mutuato da un bellissimo romanzo di Milan Kundera.Un tempo di addii ripetuti e di ripetuti inizi, che rischia di elevare il consumismo sentimentale imperante ad nuova emergente forma di doping emotivo che, come tutte le droghe, dà dipendenza ma non è in grado di curare.
Annalisa Barbier, psicologa www.annalisabarbier.com

mercoledì 5 dicembre 2012

Sesso e coccole

di Domenico Bumbaca
Orchidea erotica, acrilico di Daniela Lorusso


Sembra ormai un luogo comune ma si sente spesso che l’uomo appare più interessato al sesso rispetto alle donne. Ma, è proprio così?
 Un aspetto importante è sicuramente quello riproduttivo. Anche se oggi c’è meno necessità di mano d’opera (per questo si fanno meno figli) rispetto a 100-200 anni fa, non dobbiamo mai dimenticare che i tempi della psiche sono lunghissimi  e l'istinto alla procreazione domina tutti i nostri comportamenti,  che si sono formati  in millenni di evoluzione e continuerà a farlo per tanti altri secoli.
In merito al piacere è indubbio che  quello femminile non è meno intenso di quello maschile, allora perché è l’uomo ad essere, o sembrare di esserlo, molto più interessato al sesso rispetto alle donne?
Sembra che la colpa  sia del testosterone. Il testosterone è un ormone molto importante per il benessere generale perchè migliora l’umore, aumenta la forza e la massa muscolare,  rende più forti le ossa  prevenendo l’osteoporosi; è inoltre molto importante nella sfera  sessuale per una normale funzionalità in quanto migliora sia pure indirettamente l’erezione ed aumenta la libido; infatti è il primo tra gli ormoni responsabili dell’impulso sessuale e gli uomini ne producono da dieci a venti volte più delle donne. Questo è uno dei motivi per cui lo stimolo sessuale maschile è così forte e impellente. Inoltre, l’ipotalamo (utilissimo per la stimolazione sessuale) degli uomini è più grande di quello delle donne.
Ma a quale scopo tutto ciò?
È noto che la donna è fertile solo pochi giorni al mese (anche se, in quei giorni, la donna produce la ‘copulina’, un ferormone che stimola una crescita, anche del 150% del testosterone) e l’uomo deve essere sempre pronto, ovvero pronto ad eccitarsi in qualsiasi momento per evitare, come estrema conseguenza, l’estinzione della specie umana (pensate se anche l’uomo potesse eccitarsi solo pochi giorni al mese e magari diversi da quelli della donna).
Sesso o coccole
Sembra che la donna se coccolata si apra più facilmente al sesso mentre l’uomo ha bisogno di sesso per poi aprirsi alle coccole. Ma, è proprio così e perché?
Anche qui, il responsabile è un ormone, l’ossitocina. L’uomo ne ha di meno della donna ma durante l’orgasmo questo ormone viene secreto in grande quantità.
Secondo una ricerca  dell’Università Bar-Ilan di Tel Aviv, l’ossitocina gioca un ruolo determinante, ad esempio nella capacità di empatia e di comprensione dello stato d’animo altrui e per un migliore rapporto con sé e con gli altri, con un relativo incremento di stima ed  autostima, ma è anche un agente biologico dell’innamoramento. Insomma se l’amore alimenta l’amore, sembra quasi che per non stufarsi sia fondamentale comportarsi da ‘eterni fidanzatini’. Coccole, gentilezze e carezze sono essenziali per volersi bene ‘fino all’eternità’.
Quindi come conciliare la reciproca affettuosità? Avendo una regolare attività sessuale per cui con il sesso l’uomo diventa più affettuoso verso la compagna e questa diventa più bendisposta verso il sesso e così via. Non è forse vero che più si fa sesso e più si è disponibili a farlo? Tutta ‘colpa’ dell’ossitocina.
Di conseguenza, è verissimo anche il contrario: meno lo si fa più diminuisce la qualità del rapporto
Conclusione
Quando la coppia è innamorata, nella donna cresce il livello di testosterone che alimenta il desiderio sessuale e negli uomini aumenta dell’ossitocina che facilita la tenerezza. Se ci sono i presupposti per una relazione duratura, il ciclo persevera senza interruzioni,  anche grazie ad una attività sessuale costante.
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Domenico Bumbaca psicologo www.studiobumbaca.it

venerdì 30 novembre 2012


Cos’è la compassione? Lettera ad un'amica
Di Annalisa Barbier

Orchidea erotica, acrilico di Daniela Lorusso


Il termine compassione deriva dal latino: [cum] insieme [patior] soffro. La sua radice semantica è quindi portatrice di un significato ampio e positivo: la compassione è la partecipazione sincera ed amorevole alle sofferenze dell’altro, e non va confusa con la pena, sentimento quest’ultimo che viene “concesso” dall’alto verso il basso, portando con sé un giudizio di valore che si realizza in termini negativi nei confronti di colui che di tale pena è fatto oggetto.
Il Buddhismo  fa di questo concetto uno dei capisaldi del suo apparato filosofico: per il buddisti la compassione è il sentimento profondo che porta a desiderare il bene per ogni essere senziente. Nasce dalla consapevolezza che tutti gli esseri viventi sono in questo mondo uniti, interdipendenti, continui e contigui.
Nella sua accezione più ampia, la compassione è la scorciatoia verso l’altro, verso la sua intimità, la sua anima e le sue profondità remote: quei luoghi in cui nessuno è diverso dall’altro. In questo senso, la compassione rappresenta il sentimento salvifico e definitivo che ci distingue dall’animale, la possibilità ultima per una comunione autentica che non sia solo di sofferenza ma anche di gioia ed entusiasmo.
Mi piace ricordare la frase di Paul C. Roud, secondo il quale: “Compassione e pietà sono assai differenti. Mentre la compassione riflette l’anelito del cuore a immedesimarsi e soffrire con l’altro, la pietà è una serie controllata di pensieri intesi ad assicurarci il distacco da chi soffre”.
E’ interessante notare come, dalla considerazione delle sofferenze altrui, originino due sentimenti così profondamente simili nella modalità dell’espressione e così drammaticamente diversi nella finalità ultima: la compassione ci vuole avvicinare senza paura all’altro in quanto nostra immagine riflessa. La pietà ce ne vuole distanziare, vuole esorcizzare l’orrore della sofferenza, che nell’altro è tanto reale da temerne il contagio.
Forse  - mi dico – è proprio questo l’elemento differenziante in grado di giustificare uno strano fenomeno nel quale spesso ci si imbatte: la compassione che cede il posto alla pietà. Il caldo conforto di un abbraccio che cede il posto al gelo dello spavento.
Mi spiego meglio. E’ facile provare sentimenti di partecipazione affettuosa e viscerale nei confronti dei meno fortunati, di quelli che  - loro malgrado –  sono divenuti portatori della valenza meno bella della vita con il loro carico di dolore, abbandono, miseria, malattia, morte, solitudine: in questo caso la distanza sociale, geografica, culturale è il cuscinetto che permette una partecipazione politically correct, ostentata e “ammortizzata”. Meno facile è comprendere e condividere le ragioni del disagio quando questo si fa meno evidente, meno plateale, in qualche modo troppo vicino al contesto di vita dell’osservatore: è più facile compatire il barbone all’angolo della strada che il collega depresso, la moglie che tradisce, la solitudine che cresce nella vita apparentemente “normale” di ogni giorno,  e addolora e consuma.
Forse è per questo, cara Paola, che accade ciò che avevi notato: si compatisce facilmente ed ostentatamente chi soffre a distanza da noi (una distanza fisica o astratta, rassicurante) e si fatica a provare una vera, profonda pietà per chi ci soffre accanto di pene più quotidiane.
La paura, credo, sia la differenza: paura che la compassione ci avvicini troppo e pericolosamente allo stesso destino di dolore, come un oscuro ponte silenzioso.
Ma è soltanto la mia riflessione minima e mi piace pensare, come scrisse Pino Caruso, di poter esprimere pensieri che non condivido…










Annalisa Barbier, psicologa www.annalisabarbier.com

martedì 27 novembre 2012

L’amore e il tradimento


L’amore e il tradimento

di Domenico Bumbaca

Orchidea erotica, acrilico di Daniela Lorusso

Sul tradimento si è scritto sin dalla notte dei tempi, segno evidente che c’è sempre stato anche se nessuno lo tollera. Secondo il notissimo rapporto Kinsey pubblicato nel 1940, pare che un marito su 2 comincia la sua relazione adulterina prima dei 40 anni (quindi il 50%) mentre per le donne la percentuale sarebbe del 26%.
L’esperienza del tradimento e del lutto può svolgere una funzione trasformativa, se riusciamo a elaborarne il vissuto.
Aldo Carotenuto, Amare tradire, 1991
Farà parte del processo evolutivo? Potrebbe essere un ottimo spunto per uno studio approfondito che lasciamo volentieri alla ricerca. Sembrerebbe tuttavia che il tutto ebbe inizio con la scoperta che nella riproduzione il ruolo del maschio era fondamentale. Com'è noto l’uomo scoprì questa connessione tardissimo. Fino ad allora i figli erano della madre e l’uomo non aveva nessun potere sui figli della donna. Inoltre la gelosia non era ammessa perché non funzionale alla pace e all'armonia della vita della caverna. La donna poteva scegliere di concedersi ai piaceri con chiunque (idem per l’uomo). Le cose cambiarono quando si scoprì che lo sperma era determinante per la riproduzione, l’uomo acquistò nuovo potere  e reclamò il diritto di essere padre dei sui figli. Da allora il tradimento non era più ammesso, perché  andando con un altro uomo, la donna rischiava di essere fecondata e questo avrebbe creato squilibri nel clan di appartenenza.
Il tradimento presuppone che ci sia stato, in primis,  un avvicinamento emotivo tra due soggetti che desiderano una relazione intima, e possibilmente prolungata nel tempo.  Oggi si pone maggiormente l’attenzione sulla costruzione di legami stabili basati sul mutuo sostegno, il rispetto e la comprensione. Dopo l’innamoramento lo sconosciuto entra nel nostro spazio vitale più intimo; a volte ciò crea l’illusione di conoscere la persona amata come noi stessi dimenticando  che a volte è già difficile conoscere bene se stessi. Il fatto di provare una forte ’attrazione sessuale, crea l’illusione di aver finalmente trovato ristoro alle proprie ricerche. Ma, quante volte il desiderio sessuale è solo fine a se stesso? Quante volte si confonde la gioia della passione per amore; quante volte in realtà siamo mossi dal bisogno di dare sollievo alla propria solitudine, oppure al  desiderio di conquistare, o di essere conquistati se non, al polo opposto a sentimenti di vendetta? Insomma, il legame di coppia è uno dei legami più antichi dell’umanità, così come pure il tradimento perché si ha l’illusione della fusione completa e il patto che si stabilisce (ti amerò per sempre …) spesso, molto, troppo spesso si rompe tradendo così l’impegno preso.
Ma, se scoperti, mentire, è utile? Proviamo a dare un ‘occhio’ a questo aspetto da differenti prospettive (traditore e tradito) senza avere la pretesta della esaustività.
Se una donna non tradisce, è perché non le conviene.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)
Colui che tradisce mente perché vorrebbe  ‘proteggere’ l’altro dai particolari che inevitabilmente farebbero soffrire. Insomma si appella al diritto di evitare inutili sofferenze. Ovviamente anche a se stesso; la situazione è già così ‘carica’ che si preferisce alleggerirla.
Il tradito invece pensa ben altro. Intanto sul lato emozionale c’è rabbia, tristezza, vergogna, impotenza, aggressività, autocommiserazione, calo della stima, senso di disgusto, etc. Dai più viene viene vissuta come il tentativo del partner di proteggere il terzo e quindi come volontà a mantenere e prolungare lo stato di tradimento.
Come dicevo, prospettive diverse.
La coppia e’ un insieme di tre persone di cui una e’ temporaneamente assente. (David Riondino)
Perché si tradisce
Si tradisce perché nella coppia c’è incomunicabilità (o noia?); ma anche per evitare l’intimità (resistenze?) e allora si preferisce fare la guerra per non sembrare vulnerabili;  per colmare il vuoto esistenziale o per recuperare ciò che si è perso in una relazione coniugale fittizia, cioè creata senza grandi emozioni ma per uniformità sociale. Senza dimenticare che potrebbe essere anche un modo (un po’ estremo) per richiamare l’attenzione sul fatto che qualcosa si è rotto, forse non definitivamente. In questo caso, spesso inconsciamente si lasciano tracce utili per far emergere il tradimento. Un’altra forma di infedeltà è quella contro se stessi, quando, anche se infelici, si preferisce restare forzatamente in coppia si tradisce il patto con se stessi.
Secondo le statistiche le donne tradiscono perché insoddisfatte dal matrimonio e perché si innamorano cercando e trovando un coinvolgimento emotivo mentre gli uomini al contrario, l’associano più al piacere e il tradire spesso viaggia su due linee, spesso  parallele: l’amore per la moglie e il sesso con l’amante. In entrambe le situazioni si è condannati a vivere parzialmente le singole situazioni venendo meno al piacere della compiutezza, della relazione totalizzante.
Coloro che non sono fedeli conoscono i piaceri dell’amore; coloro che sono fedeli ne conoscono le tragedie. (Oscar Wilde)
Se ne esce?
Certo, purché la coppia si ami ancora e lo desideri. Il percorso terapeutico si basa sull'instaurazione di una comunicazione autentica, l’unica in grado di chiarire cosa non funziona. Il tradimento è doloroso ma potrebbe diventare una opportunità per accogliere il cambiamento dell’altro come una sfida a modificarsi profondamente e a mutare la relazione.

Domenico Bumbaca, psicologo  www.studiobumbaca.it

giovedì 15 novembre 2012

Sospiri e desideri


ATTESI   DESIDERI
Schizzo di Roberto Rossi


Sospiri
che rincorrono
attesi desideri.
Desideri
nascosti nelle pieghe
della psiche
che riemergono
per tramutarsi
in sguardi di speranze
intime.
Sguardi
che percorrono
sensuali linee corporee
che donano piacere.
Piacere
cercato
per fluttuare
dentro universi unici.
Universi
che avvolgono
intime emozioni.
Emozioni
che accarezzano
la Vita
donando Piacere.


Tutti i diritti riservati





Pittore e poeta Roberto Rossi
Ambasciatore di Pace UPF – ONU  - www.robyarte.it 
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domenica 11 novembre 2012

Pornografia ed erotismo: quali differenze?


Vite pornografiche

 

di Federico Sollazzo dal suo blog CriticaMente     

Innanzi tutto dobbiamo intenderci con i termini: cosa significa pornografia? A partire dalla sua etimologia (pòrné, prostituta e graphia, scrittura), la possiamo intendere come un qualsiasi tipo di produzione destinata a suscitare una risposta di carattere sessuale. In quest'ottica non esiste allora nessuna diversità fra una pornografia soft ed una hard (entrambe puntano unicamente a stimolare gli istinti sessuali), la differenza sostanziale risiede invece tra la pornografia tout court e l'erotismo; infatti, mentre la prima ha il suo scopo nella sollecitazione sessuale, il secondo usa gli stimoli sessuali per tendere ad un fine connesso ma esterno alla sessualità stessa.      
Ora, la pornografia, così come sopra è stata sommariamente descritta, è un qualcosa di positivo o di negativo? Per rispondere si devono prendere in considerazione i rapporti umani emergenti dalle rappresentazioni pornografiche: in esse il contenuto si esaurisce nella messa in mostra di zone e/o di atti sessuali, indipendentemente dall'identità delle persone coinvolte; lo spettatore assiste allora ad uno spettacolo svolto da persone prive di carattere, di personalità, di pensiero, ovvero, da oggetti, cose, con il rischio (per le menti più labili) di supporre che quelli siano dei veri e propri rapporti umani.    
Ma allora come possono essere fondati, in ambito sessuale, degli autentici rapporti umani? E' necessario tenere un atteggiamento di austera seriosità e/o di astensione? No, è però necessario riconoscere l'identità del nostro partner, ossia riconoscerlo come essere umano, diverso da me, ma a me simile, dotato quindi anch'egli di idee, di una personalità, di un suo proprio stile di vita.







Federico Sollazzo, ricercatore e docente University of Szeged – Dipartimento di Filosofia



venerdì 9 novembre 2012

Amore mio


Amore mio
poesia di Federica Ferretti

Il ponte sull'infinito, acquarello di Daniela Lorusso


..amore mio,
ora che la terra ti riveste di petali di autunno,
ora che la terra vibra sul tuo cuore freddo,
ora che le mie labbra sulle tue non sono più capaci di risvegliarti al mattino,
io ti avvolgo con un pensiero che non riesce ancora a stemperarsi...
A distrarsi dalle tue dita affusolate sul mio tenero collo, ...
e ti sogno
e tu mi abbracci
e poi svanisci ancora...



Federica Ferretti, giornalista e scrittrice http://www.fanpage.it/federica-ferretti/
Hanno collaborato gli artisti Davide Foschi e Roberto Beldomenico

Trama de Il canto del Cigno Rosso: "È antica credenza, ci racconta Platone, che il cigno muto per l’incapacità di emettere suoni, appena prima di morire fosse invece capace di intonare una struggente e bellissima canzone. Ma c’è una discrepanza di opinioni circa il reale significato del canto: dolore o gioia?..."
Nel libro una giovane donna, Elisa, si racconta dentro ad una serie di lettere scritte a posteriori, nel riassaporare ciò che è stato, e che forse, non potrà più essere, e da cui nasce una prosa "anomala", sciorinata così, quasi come una serie infinita di riflessioni su cui, in fondo, ognuno si ferma ogni giorno: un miscuglio tra sfogo reale e poetica speranza; lucidità e follia. Allora, si crea una sorta di piacevole coincidenza, con l'"angolo" in cui ognuno, a sera, si butta a riposare… mentre, fuori, il tempo cambia, inesorabile, di stagione in stagione. Elisa, infatti, non è altro che la proiezione del nostro Ego, delle nostre emozioni più pure e semplici, dal senso di vuoto generato dall'incomunicabilità e abbandono, all'infantile entusiasmo per un'inattesa riconciliazione: a confine tra preghiera e testamento sentimentale.
L'autrice, Federica Ferretti, nasce a Teramo, 35 anni fa: Federica Ferretti è laureata in Scienze Politiche e Discipline Musicali, ama la contaminazione tra i linguaggi, per scoprire le mille sfaccettature della vita. Direttore Editoriale di Echi da Internet, e della nuova collana Radici, la letteratura Abruzzese, presso la medesima Rupe Mutevole, promuove una letteratura del tutto spontanea, viva, dinamica, specchio della cultura multimediale sempre più diffusa, per dare inizio ad una nuova era letteraria che però vuole conservare intatto il suo legame con le proprie Radici Culturali.



giovedì 1 novembre 2012

Amori e rimpianti: un problema femminile?


Amori e rimpianti: un problema femminile?

di Maria Giovanna Farina
Ricordi, acquarello di Daniela Lorusso


Domande per i lettori del blog: Che cosa è il rimpianto? Si può vivere di ricordi? Si può ricongiungersi con un amore del passato?
Gli amori non vissuti: quelli di cui non sappiamo più nulla o di cui non conserviamo nemmeno un’ombra del loro volto nei nostri ricordi, ma che in qualche modo non riusciamo a dimenticare. Sono quelle persone che hanno toccato la parte più intima di noi, sono straordinari incontri che hanno saputo catturare la mente, il cuore e l’anima: non possiamo e non vogliamo dimenticare. A volte questi incontri sono brevi momenti di contatto dove si sono scambiate poche parole, pochi gesti, eppure ci hanno catturati. Non associamo subito e soltanto questo discorso agli amori a prima vista che ci son capitati e forse ci accadranno ancora, anche perché queste sono circostanze non sempre fortunate: Eros potrebbe lanciare i suoi dardi anche quando l’incontro non è adatto o poco conforme alle nostre aspettative del momento. L’amore a volte non è cosa buona e molti lo avranno sperimentato, basti pensare alla frase: ”Ti ho incontrato nel momento sbagliato”. Ma ci sono casi in cui qualcuno ci ha lasciato un’impronta nell'anima  può essere che non abbiamo neppure avuto il tempo di vivere un'emozione insieme, addirittura che non ci siamo neppure sfiorati con un dito. Poi quando siamo soli con noi stessi il ricordo affiora e a volte avvertiamo quel senso di inquietudine: “Devo fare qualcosa…lo devo rivedere”, se ciò è ancora possibile basta una ricerca….Se nulla è più realizzabile, ci assale il senso di impotenza accompagnato dall'amara consapevolezza che quell'incontro rimarrà eternamente nel non vissuto. Non sappiamo cosa fare, siamo fermi nella condizione di chi non può che arrendersi, ma non è facile accettare la resa quando un incontro ha lasciato una sensazione forte. Spesso su queste sensazioni ci si costruisce un castello e ci si perde a sognare, ma può rivelarsi un sogno amaro: il sogno di chi pensa di aver perso una buona occasione. Alcune telenovelas di successo ricalcano l'onda del rimpianto e dell'amore impossibile. È dunque un'abitudine femminile? O anche i maschi ne sono “vittime”? Non è detto che si sia perso qualcosa di buono, ma finché non lo si comprende fino in fondo rimane il dubbio. Parliamone, dunque, con chi è in grado di ascoltarci: durante la consulenza filosofica è capitato che qualcuno, grazie al dialogo, abbia compreso cosa stava davvero cercando. Certi ricordi a volte ci procurano un senso di infelicità, si impongono perché forse siamo infelici e inappagati, ma se viviamo con qualcuno che amiamo e che ci completa il rimpianto si supera. Allora possiamo parlare, dialogare, sulle nostre nostalgie sentimentali per dare il giusto posto agli amori non vissuti.


Tutti i diritti riservati


Maria Giovanna Farina, filosofa e consulente filosofico

venerdì 26 ottobre 2012

Che cos'è l'amore?


Che cos'è l'amore?


Breve contributo di una lettrice che vole restare anonima, se avete voglia di partecipare in questo modo posso creare uno spazio Contributi lettori.

L’amore forse è come quel vento impetuoso e improvviso che arriva quando meno te lo aspetti. E’ come una giornata serena e di sole sconquassata, rovinata da una furiosa tempesta. E’ come quel mare arrabbiato che si abbatte sugli scogli inermi. Arriva e lo devi accettare Lo assapori, lo vivi fino a quando si quieta, fino a quando si spegne e non puoi più riaccenderlo.
 firmato Orso

mercoledì 24 ottobre 2012

Quale felicità



Quale felicità

Volo d'amore, acquarello di Daniela Lorusso

Non so quale felicità avremmo vissuto,
o quale guancia avremmo offerto all'offesa
se felicità c'è stata, se c'è stata offesa.
Così lo scrivo, ne faccio segno,
per capire come si spiega l'albero la potatura,
il papavero lo strappo
i bambini il tempo e lo spazio:
- dove va la notte quando è giorno?
- mezz'ora è tanto o poco?
O come si spiega il vuoto degli esseri
che ci stanno accanto come un'assenza
o il senso irsuto della vita,
il suo difficile che poi diventa facile
quando cominci ad amare.

Tutti i diritti riservati 
 
Lucianna Argentino, poetessa

 

giovedì 18 ottobre 2012

Amore e cuore




Amore e cuore


Il filosofo, acquarello di Daniela Lorusso


Amore e cuore, binomio che si perde nella notte dei tempi, poesie e canzoni s’intrecciano nella dolce alchimia, ma quanto amore, quanto cuore entrano davvero in un rapporto d’amore?
Una volta si credeva che il comando del corpo umano risiedesse nel cuore  probabilmente perché è  l’organo che maggiormente sentiamo; è lui che possiede la capacità di farci provare le sensazioni più ardue ed improvvise e tutte le frasi fatte relative alle emozioni si riferiscono al cuore e non al cervello, la vera mente che attua la sua regia nell’ombra.
Un colpo al cuore, un tuffo al cuore, mi spezzi il cuore, senza cuore, cuore di pietra, cuore caldo, cuore freddo e così ad libitum, ma ancora mi chiedo e vi chiedo, quanto c’entra il cuore in un rapporto amoroso?
Chi dirige l’orchestra ormai si sa, è il cervello e lui, come un bravo direttore d’orchestra, impartisce ordini e segnali a tutti i distretti, compreso il cuore che col grave compito di portare ossigeno in tutto il corpo è l’organo che più di ogni altro si fa sentire, a volte forte, fino a scoppiarci nelle orecchie.
Ecco, è questo il punto cui volevo arrivare, il lavoro del cuore che per nutrire le emozioni che ci tolgono il fiato pompa sempre più forte aumentando la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. L’amore erotico. Cos’è l’amore erotico se non l’amore tra due anime che si amano? Solo se c’è amore c’è erotismo se no è solo sesso a go go. L’erotismo esclude la fretta, si nutre di emozioni e di sguardi timidi che catturano, è come il sabato del villaggio tanto bene rappresentato dal Leopardi.
L’amore erotico è l’attesa del dì di festa.

Max Bonfanti, filosofo

martedì 16 ottobre 2012

Con te vivo


Con te vivo

di Zairo Ferrante fondatore del Dinanimismo


Amori intrecciati, olio su tela di Donatella Signorino


E di vecchi amori
il cassetto è seminato.
Dispersi sul tavolo
color giallo panna.
Ricordo parole,
rime e pensieri
ormai perduti.
Nemmai nati,
lentamente deceduti.
E per te non scrivo.
Le parole?
Quelle le ho perdute.
Una zeffiro
in un sogno è svanita;
l’altra rubino
in un progetto è germogliata;
e  quella color notte
per le mie colpe,
ora,
in queste mie parole
io l’ammazzo.
Pazzo.
Che per te non scrivo.
Perché per te...
e subito (con te),
per scacciare la menzogna,
mi correggo.
... Vivo.


Semplicemente a Rossano, con Amore.





Zairo Ferrante, poeta e fondatore del Dinanimismo
http://www.autoriitaliani.it/autoriaffiliati/zairoferrante/

lunedì 15 ottobre 2012

Omosessualità e vita di coppia: possiamo parlarne?


Vita di coppia e omosessualità
Corpo pluridimensionale, tecnica mista, Francesca Magro


Desidererei che in questo blog si parlasse anche di amore di coppia omosessuale, per introdurre l'argomento vi invio all'intervista che feci lo scorso anno ad un grande pensatore: lo psicoanalista svizzero Peter Schellenbaum.  

giovedì 11 ottobre 2012

La ricerca dell’amore


La ricerca dell’amore

Quando inizia l'amore, fotografia di Gina  Di Dato

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Premetto che il mio discorso non mira a fornire risposte o a delineare percorsi certi. Forse lascerò in eredità più interrogativi che concetti, ma, in fondo, quello che più m’importa è che qualcuno, fosse anche una sola persona, possa considerare le mie riflessioni come suo personale trampolino di lancio per svilupparne di proprie. Ho imparato che le questioni  di una certa rilevanza vanno affrontate con cautela, ma anche con apertura e coraggio, senza pretendere di raggiungere nell’immediato un sapere valido per tutti e per sempre. In Filosofia Platone, più di duemila anni fa, nel suo Simposio toccava il cuore della questione mettendo a confronto idee e prospettive diverse. Interessante, in particolare, il discorso della sacerdotessa Diotima, riportato da Socrate, in cui l’amore non è altro che desiderio di eterno possesso del Bello e si configura come la ricerca di quel Bene di cui siamo poveri, quel bene che cerchiamo innanzitutto nella bellezza estetica, ma che possiamo contemplare solo con l’intuizione di qualcosa di più grande e che va oltre la sensibilità fisica. Questa è una visione sublime, un’idea magica dell’amore, che forse mal si sposa con i costumi più attuali, dove la ricerca del bello rimane spesso confinata in sé, recintata nel limbo delle paure inconfessate, che frenano e impediscono di slanciarsi con tutto il proprio essere. Da qui le prime domande: se l’amore per la bellezza di un corpo è solo un punto di partenza di un viaggio molto più importante, allora il discorso di Diotima cosa ci vuol dire veramente? Che l’importante non è da dove parte o come si sviluppa, ma dove porta quell’amore? Ciò che conta è la ricerca dell’Amore in Sé, dell’Idea dell’Amore e del Bene, svilendo la specificità di quella persona, di quella situazione, di quel legame? Sempre nel Simposio, il discorso di Aristofane mi appare invece più “romantico”: da che mondo è mondo, ciascuno cerca l’anima gemella, che solo una può essere perché solo quella è la parte da cui Zeus in origine ha separato e a cui ci si vuole ricongiungere. Suggestiva come idea. Ma nella fattispecie, cosa vuol dire? L’opposto di quello che suggerisce Diotima? E allora, se nella vita non è dato d’incontrare l’altra metà o se la si è “smarrita” strada facendo, cosa rimane da fare? Soffrire di solitudine? Rifugiarsi in falsi amori che mai potranno appagare quel bisogno di completezza che sempre attanaglia? Nonostante la complessità, nei vari discorsi del Simposio una costante mi sembra di rintracciarla: siamo manchevoli, siamo limitati, poveri, delusi e arrabbiati. E l’amore trova qui il suo senso, forse. Perché l’amore è quello slancio vitale che ci spinge ad andare oltre noi stessi, a credere o quanto meno sperare che ci sia qualcosa che possa dissetare il nostro bisogno di Assoluto. Non è facile da rintracciare ed è facile sbagliarsi. Ma questo ci abilita ad arrenderci? In campo psicologico, Sternberg, superando la visione pulsionale di Freud (che faceva ruotare l’amore intorno al sesso e al bisogno di perpetuare la specie), presenta un modello trifasico dell’amore, in cui la passione, l’intimità e l’impegno sono gli ingredienti fondamentali. L’amore vero, completo, dovrebbe contemplare tutte e tre le dimensioni, ma spesso ci s’imbatte in amori “a metà”, in cui uno o due di questi fattori manca. Il più delle volte, è lecito accontentarsi oppure bisogna concludere che l’amore totale è rarissimo e che bisogna dedicarsi a “costruzioni d’amore”? Oggi, poi, si sente dire spesso che non dobbiamo cercare nell’altro ciò che ci manca, perché dobbiamo essere già completi e realizzati in noi stessi. Su questo filone di pensiero, c’è chi addita l’emancipazione femminile e il nuovo ruolo della donna nella società e la designa come una delle principali cause del fallimento del rapporto di coppia. Forse non ha tutti i torti. Se la donna di oggi rivendica una libertà di pensiero, prima ancora che d’azione, prima inimmaginabile e se persegue la propria indipendenza a costo di sacrificarle tutto, come può aspirare a vivere al contempo l’amore vero, che invece sembrerebbe presupporre dipendenza reciproca, abbandono, altruismo? Forse le donne devono un attimo rallentare la corsa e assumersi nuove (antiche) responsabilità? Il rischio della coppia non è forse quello di correre su binari paralleli senza mai sfiorarsi? Costruire una progettualità comune non dovrebbe essere il cardine di ogni coppia? E poi, è giusto che tra uomo e donna ci sia sovrapposizione di ruoli oppure è meglio creare un’interdipendenza in cui i confini siano comunque chiari? Tanti studi di psicologia parlano infatti di famiglie disfunzionali, in cui l’invischiamento tra i membri crea disagio e impedisce la crescita reciproca.


Eleonora Castellano, docente e scrittrice




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