sabato 29 dicembre 2018

Il tempo dell'amore di sé

Acrilico su tela di Flavio Lappo, 2018

Un anno se ne va e quello nuovo si affaccia, ciò accade da sempre, da quando gli esseri umani hanno creato la misura del tempo, un'entità inesistente se non dal punto di vista matematico: noi siamo immersi in un universo in movimento dove tutta la nostra esistenza scorre, veniamo al mondo cresciamo ed invecchiamo inevitabilmente. Il nostro tempo quindi esiste ma è svincolato dai dettami di chi lo ha catalogato. Si dice sei fuori tempo, sei a tempo, questo è il tuo tempo, queste considerazione ci mostrano quanto esista necessariamente un tempo personale. Una recente ricerca della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha annunciato che si diventerebbe anziani a 75 anni prolungando così il periodo dell'adultità ed allontanando la senescenza, in realtà nel proprio intimo ognuno avverte di essere spesso in disaccordo con la propria età anagrafica, si sente più giovane rispetto agli anni che ha o all'opposto più vecchio. Resta il fatto che tutto ciò non deve essere un limite, è sano vivere la nostra vita seguendo il cuore e non il calendario senza però eccedere per toccare pericolosamente gli opposti. È rischioso a novant'anni, se non si è nelle giuste condizioni fisiche, vivere avventure extra coniugali e allo stesso tempo da giovani è pericoloso avvertirsi già vecchi. Nel primo caso si rischia una morte prematura lasciano al coniuge e ai familiari una triste delusione, nel secondo caso si perde l'occasione di vivere appieno la vita nelle sue diverse fasi.
La nostra esistenza è una grande opportunità di cui non dobbiamo perdere neppure un istante, è bene però ricordarsi che in medio stat virtus è un antico suggerimento valido in ogni tempo. Ma è anche vero che Si vive una volta sola ed ognuno può scegliere come spendere la propria grande occasione.
Buon 2019!


Maria Giovanna Farina  ©Riproduzione riservata


mercoledì 26 dicembre 2018

Ha senso parlare ancora di amore di coppia?

Amore di coppia: vale la pena parlarne?

Confronto, disegno a matita di Flavio Lappo, 2012


Più di una donna che ho incontrato mi ha posto questa domanda: ha senso parlare ancora di amore di coppia? Per una che ha un blog dell’amore erotico suona come: ma che diavolo sto facendo? Perdo tempo? Ritornata in me dopo lo sgomento, ho riflettuto per cercare delle risposte. Sì, che ha senso, al di là del tipo di coppia che desideriamo formare e del nostro orientamento sessuale. L’amore è una potente forza cosmica che può rendere migliore la nostra vita, e questo l’ho detto più volte, l’amore per sua natura tende ad unire gli esseri umani. La coppia è un tipo di unione fondata sull'amore, almeno così dovrebbe, ecco un motivo per parlarne. L’amore rende la coppia creativa e collaborativa, ecco un altro motivo per  parlarne. L’amore allontana dalla depressione, ecco un altro motivo per continuare a parlarne. Potrei proseguire formando un elenco lunghissimo, ma mi fermo lasciando a voi la ricerca di nuove ragioni per vivere, qualora lo si desideri, in coppia. Conoscere a fondo questa realtà a due, capace di condurci alla scoperta di nuove parti di noi, è importante per andare incontro ad una migliore vita sociale. Grazie al bagaglio nutriente che abbiamo immagazzinato diventerà più possibile un incontro positivo col mondo. Platone ci ha insegnato per primo che l'amore è una cura, si prende cura di noi ed allo stesso l'amore è degno di cura come occasione unica. L'amore è una scintilla divina, così ci dice il grande filosofo greco per bocca dal suo maestro Socrate, e come tale è degno di venerazione. L'origine divina dell'amore è una metafora per mettere al centro della nostra vita la sua forza potente e per non dimenticarcene, mai.

Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata


martedì 25 dicembre 2018

L'amore azzurro



L’amore di coppia diventa nostalgia quando la vita costringe alla solitudine e, seppur in una casa di riposo di lusso si trascorra agevolmente l’età in cui il rallentamento dell’esistenza è una consuetudine, il ricordo della vita di un tempo riconduce all’attività frenetica della giovinezza ed ora la sua terribile mancanza diventa insopportabile.
Il caso di Sandro, un anziano e malato signore obbligato a trascorrere gli ultimi anni seduto a causa di una paralisi alle gambe, diventa il simbolo del bisogno umano di amare. Anche se la salute cagionevole e l’età matura impediscono i movimenti del corpo, il cuore vive la sua continua giovinezza e desidera non smettere mai di battere per l’amore. Mi ha colpito il suo racconto, quello di un passato ricco di emozioni, di incontri, di lavoro appassionante e di un matrimonio felice. Poi la solitudine, il tormento di una senescenza buia aspettando la fine su una sedia a rotelle. Il desiderio di nuove esperienze conduce però Sandro a ripensare l’amore con grande intensità, a volere per sé una nuova occasione conscio di quanto sia però complicato ritornare a vivere fino in fondo. Nonostante l’obbligo di rimanere in casa di riposo – Perché devo riposarmi? - mi sussurra - qui sono parcheggiato in attesa dell’ultimo respiro e poi avrò tempo per riposare…
La caparbietà e un pizzico di fortuna hanno regalato a Sandro una bella vittoria sulla solitudine del cuore: proprio in quel luogo di “detenzione”, come lo ha sempre definito, ha incontrato la libertà di amare. Non gli ho chiesto se fosse innamorato, credo di averlo compreso dalla nuova luce nei suoi occhi sorta quando vicino alla sua poltrona è comparsa Rosalba. Durante l’ultimo incontro con il gruppo nella casa di riposo, lui mi ha dato, senza pronunciare alcuna parola, la bellissima notizia: Eros si è fermato per qualche minuto ed ha fatto il miracolo. Senza invadenza mi sono fatta raccontare come è nata la loro coppia, un caso certamente raro per la condizione di vita in cui il prodigio è venuto al mondo. Sandro, durante la giovinezza, sono certa sia stato un perfetto tombeur de femmes, l’ho compreso dallo stile con cui si rapporta al genere femminile e con Rosalba ha sfoderato una delle sue armi più consolidate dall'esperienza. Lei uno scricciolo, magrissima, raffinata e gentile lo ha avvicinato mossa da un profondo senso materno; colpita dal perenne broncio di Sandro, che ha un viso da buono e due occhietti vispi celati da occhiali con lenti fumé, gli ha rivolto la parola con un banale pretesto - Gioca sempre da solo a carte? – e lui – Così non devo parlare con nessuno - Una risposta che blocca ogni possibile replica, ma Rosalba non si scoraggia e – Sa giocare a scala quaranta? – risposta – È un gioco da signora –
Sandro è molto perspicace, sa lanciare l’esca come un abile pescatore e, conscio del suo successo con le donne, ha subito compreso, certe competenze non si perdono con l’età, che con Rosalba doveva comportarsi come un bambino capriccioso e indifeso, solo e bisognoso di attenzioni. Dal suo racconto emerge, come un galleggiante sul pelo dell’acqua, la furbizia con cui ha attratto a sé l’ingenua Rosalba, allo stesso tempo traspare dal suo essere un profondo rispetto per le donne e ciò me lo ha reso ancor più simpatico. Il suo giochetto della seduzione è solo una delle numerose “trappole” con cui gli uomini sanno catturare le donne. L’amore è sbocciato, questo solo conta, e il loro appassionato stare insieme vive e si nutre di baci e carezze che con l’immaginazione sanno essere molto di più. La vita di Sandro non scorrerà molto a lungo, ma il tempo che gli resta sarà ricco della pienezza che l’amore di coppia sa donare a qualsiasi età.

Maria Giovanna Farina




mercoledì 19 dicembre 2018

Anziani e la maschera del finto amore

Acrilico di Flavio Lappo, 2018

Molto facile manipolare i manipolabili, un gioco di parole? No, una realtà triste e tragica allo stesso tempo. Quando una persona invecchia, si sente sola, ha bisogno di attenzioni, ascolto, amore e così diventa ancor più comoda preda di spietati assassini dell’anima come li ho definiti nel mio libro “La libertà di scegliere” (ed. Rupe Mutevole). Un’anima che si può catturare senza troppe difficoltà agendo una violenza mascherata dall’amore. Chi vuole ottenere uno scopo manipolando, finge di amare la persona presa di mira, in realtà la sottomette ai propri voleri esercitando violenza psicologica.
Ecco come si muove il manipolatore:
Prima mossa: la fiducia. Cattura piano piano e ambiguamente la fiducia dell’anziano, con abilità gli fa credere che è sempre pronto a soccorrerlo per quelle piccole azioni che non riesce a compiere: dall’uso del computer, alla comprensione di concetti e azioni in ambiti che la sua età non gli permette di conoscere, fino ad aiutarlo nelle pratiche quotidiane convincendolo sempre più che senza il suo aiuto, quello del manipolatore o della manipolatrice, non è più possibile vivere. Se poi a questo si aggiunge qualche gratificazione sessuale, magari aiutandolo a fare il bagno e iniziando dalla schiena e via via spingendosi oltre: il manipolatore, che in questo caso lo è non solo metaforicamente, sa risvegliare piaceri sopiti e caduti nell’oblio.
Seconda mossa: la dipendenza. Discende direttamente dalla prima, quando il manipolatore ottiene la fiducia crea sapientemente un rapporto di dipendenza per cui il fragile anziano si sentirà sicuro solo con il suo aguzzino e lo evocherà in mille occasioni, il suo nome diventerà la parola che ripeterà più spesso perché lo rassicura. Il manipolatore si trasforma ai suoi occhi come l’unico essere umano che lo ama ed anche se la vittima ha dei figli amorevoli passeranno in secondo piano come anche gli amici. Ormai l’opera sapiente del mistificatore si è compiuta, l’anziano è isolato psicologicamente dal mondo ed anche se frequenta altre persone, quando l’aguzzino è assente entra in agitazione. Soprattutto è completamente asservito a lui che diventa l’unico detentore della verità e di questo nessuna vittima è in grado di accorgersene.
Se un anziano cerca e pretende con eccessivo accanimento la presenza di una persona, dobbiamo entrare in allarme: siamo abbastanza sicuri che il manipolatore è giunto al proprio scopo e se ci sono sostanze da farsi regalare, stiamo certi che quello è l’obiettivo numero uno del subdolo cacciatore di averi. Non necessariamente soldi, ma anche possibilità di successo perché gli anziani sono anche e non raramente benestanti e di potere.
Come liberare la vittima? È un processo lungo che richiede pazienza e la ripresa in carico dell’anziano da parte di chi lo ama veramente: un sentimento genuino è in grado in modo nonviolento di recuperare la povera vittima contrastando la perfidia del manipolatore. Le vittime dei manipolatori sono tutti coloro si trovano in posizioni svantaggiate e di fragilità emotiva che nella storia della filosofia mi evoca la prassi dei sofisti. I Sofisti erano personaggi ambigui che con il sapiente e talvolta spregiudicato uso abile della parola sapevano convincere l’interlocutore portandolo dalla loro parte. Un’arte, quella della persuasione, utile per certe professioni: manipolare a fini di lucro è senza dubbio un mestiere sempre in auge praticato dagli epigoni di Gorgia e Protagora che, a loro difesa, si facevano pagare per i loro servigi senza sottrarre falsamente favori. Perché, loro, non fingevano di amare le proprie vittime.

(Pubblicato su Pressenza, agenzia di stampa internazionale)
  

martedì 18 dicembre 2018

La gelosia è paura



Aridità, acquarello di Daniela Lorusso
Quando amiamo qualcuno desideriamo che quella persona viva un rapporto esclusivo con noi e che nessun altro entri nella relazione, ciò è sano e normale e accade in entrambi i sessi; tutto si trasforma in patologico quando non si permette più al partner di vivere serenamente la propria vita controllandola e dubitando di ogni suo gesto. Ludovico Ariosto sa descrivere con una metafora tutto il dolore della gelosia vissuta nel cuore del suo Orlando Furioso: “Tanti son chiodi / coi quali Amore il cor gli punge e fiede”.
Ma siamo sicuri che sia l’amore la fonte originaria del dolore della gelosia? Cos'è la gelosia?
Ogni forma di gelosia nasconde la paura della perdita dell’unità, il terrore, nei casi estremi, di essere abbandonati dalla persona che amiamo. Un certo grado di gelosia è un naturale aspetto dell’amore, manifesta l’attaccamento a chi amiamo e da cui non vogliamo separarci: assomiglia all'invidia, ma mentre la gelosia riguarda ciò che si possiede e non si vuole perdere, l'invidia riguarda ciò che si vorrebbe avere e non si ha ancora. La gelosia cambia a seconda delle varie epoche della vita: da giovani l’insicurezza e l’inesperienza la favoriscono, mentre con la maturità si comprende l’inutilità di certe forme di attaccamento al partner ed è più facile superare il timore di essere preferiti a qualcun altro. Le donne, quando sono eccessivamente gelose si angustiano se un’altra gravita nell’area circostante il proprio uomo: per cultura sono portate a credere che le altre siano tutte rivali dedite alla conquista di lui, quello che amano. Entriamo così nel vivo del sentimento di gelosia: l’oggettualizzazione del nostro partner, come se fosse una mera cosa da non lasciarsi sottrarre e non una persona degna della nostra fiducia. La gelosia quando esce dai confini della normalità è un fattore destrutturante, rovina le relazioni, esaspera l’altro che si sente ingabbiato dalle sbarre rigide di un sentimento devastante. Con la gelosia si soffre in due. La mancanza di una buona considerazione di sé è la sua causa principale e tutto riconduce all’infanzia quando i genitori non sono riusciti a trasmettere nel bambino la consapevolezza del proprio valore: in questo modo tutti diventano migliori, più capaci di noi e quindi una minaccia. Per Freud ci sono tre principali forme di gelosia che ancor oggi possiamo considerare presenti nelle relazioni sentimentali: gelosia competitiva o normale, gelosia proiettata e gelosia delirante.
La gelosia competitiva o normale si manifesta principalmente con dolore, ansia e angoscia a causa della perdita di chi amiamo, e da sentimenti ostili verso il rivale.
La gelosia proiettata proviene, per entrambi i sessi, dai tradimenti già subiti nel corso della vita affettiva o da spinte inconsce verso il tradimento: il nostro desiderio di tradire ci rende gelosi del partner perché in lui vediamo i nostri desideri.
La gelosia delirante è determinata da tendenze al tradimento che sono state rimosse dove gli oggetti di queste fantasie sono dello stesso sesso del soggetto geloso.
Chi è geloso trova continue prove a favore del proprio sentimento come se volesse convincersi della necessità inderogabile di avere una concreta ragione per esserlo. La gelosia si impone, costringe a soffrire per il fantasma di un lontano passato ormai perduto, l’oggi subisce il dolore di ieri, una morsa soffocante affonda i suoi artigli nella gola e nel cuore di una donna ferita.
Altra cosa accade ai maschi, se malati di gelosia, essi sono ossessionati dalla perdita dell’oggetto su cui hanno il dominio: non è quella donna in particolare, ma in generale “la donna” di cui vogliono possedere la chiave quasi fosse una proprietà privata. La loro non è paura di perdere l’amore, bensì non accettano di perdere il potere su di lei. Da qui al femminicidio la strada è molto breve. Nei maschi c’è anche uno stretto legame tra gelosia e potenza sessuale, quando quest’ultima cala, di conseguenza aumenta l’insicurezza e nasce la paura che la partner possa cercare altrove il sesso. E allora entra in gioco la competizione, una forma di gelosia legata alla perdita: l’altro è un rivale di duello al quale devo strappare la vittoria.
Una caratteristica legata alla gelosia è la dipendenza emotiva, siamo sempre nell’area della cattiva considerazione di sé per cui ci sforziamo di risolvere il nostro senso di inferiorità e inadeguatezza affidandoci alle braccia di chi crediamo di amare, ma che in realtà è solo qualcuno in grado di donarci la sicurezza di cui siamo carenti o del tutto privi. La dipendenza emotiva si instaura se c'è un bisogno affettivo sopito, nascosto, solo apparentemente superato che trova terreno favorevole per venire alla luce quando nasce un amore. La dipendenza emotiva, come tutte le forme di subalternità, peggiora la situazione relegando chi dipende in una condizione di blocco dove non c’è possibilità di evoluzione.
La gelosia non si supera con il puro ragionamento e neppure con una presunta conquista della consapevolezza: chi è geloso non si rende conto del proprio stato, ma ne percepisce solo i sintomi dilanianti. Si strugge, diventa sospettoso, maniacale e persecutorio leggendo ogni gesto dell’altro come prova dei sospetti che serba dentro di sé: le scenate di gelosia sono all’ordine del giorno e il partner fatica a sopportare. Solo chi ama davvero tollera un partner geloso e lo aiuta, non lo abbandona deridendo il suo dolore, ma con un impegno di coppia fatto di paziente dialogo, che è comprendere le ragioni dell’altro mettendosi nei suoi panni, cerca di guarire il terribile male.
Riprendendo l’Orlando Furioso, i chiodi pungono il cuore del geloso, lo fanno sanguinare impedendogli di presentarsi all’appuntamento esclusivo con l’Amore: l’incontro si trasforma però in uno scontro distruttivo che si conclude con la morte di Eros.
Maria Giovanna Farina