domenica 16 ottobre 2016

Chi uccide una donna, l’ha mai amata?

Quella sottile linea di confine tra amore e odio

               Contro il massacro del femminile, acrilico su tela di Flavio Lappo, 
(produzione: anni’80) -  Il quadro rappresenta l’oggettivazione violenta del femminile -


Come sappiamo la linea di demarcazione tra amore e odio è molto sottile per il fatto che entrambi i sentimenti convivono nelle nostre potenzialità affettive. Amare è slancio positivo verso la creazione, odiare è l’opposto, è un sentire distruttivo contro ciò che di bello c’era stato. Quando sento dire che laddove c’è violenza non c’è mai stato amore, mi trovo in disaccordo. Giudicare le passioni altrui è troppo complicato, il privato amare di un individuo può solo essere valutato da lui stesso: chi lo può stabilire dal di fuori senza incorrere in errore? Per contrastare il femminicidio, il massacro del femminile, dobbiamo muoverci nell'ambito della ri-educazione sentimentale partendo da basi culturali solide e chiare. Chi ha amato una donna, o crede di averla amata, prova le emozioni che tutti conosciamo ed è convinto di ciò che sente. Il suo problema è la gestione del rifiuto. In genere, quando un amore finisce, si prova dolore, solitudine, mancamento, vuoto, e per superare questa condizione non ci resta che percorrere le tappe di quella pratica definita da Sigmund Freud “Elaborazione del lutto”. Consiste, in due parole, nell'accettare che la persona amata non c’è più perché ha deciso di lasciare il suo partner. Chi è preda del maschilismo è convinto di possedere la donna e il suo allontanamento lo vive come “Mi hanno rubato la moglie, la fidanzata…”. Se ti rubano qualcosa agisci con brutalità arcaica per riprenderti il “mal tolto” e di elaborare del lutto non ne puoi capire nemmeno il senso letterale. È qui che deve interviene la cultura per liberare, depurare, la cattiva educazione dall'idea assurda della donna come oggetto di dominio maschile. Non è l’amore ad essere malato, ma lo è l’essere umano violento da ri-educare: sembra una sottile differenza ma è una profonda diversità teorica.


Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata