martedì 27 novembre 2012

L’amore e il tradimento


L’amore e il tradimento

di Domenico Bumbaca

Orchidea erotica, acrilico di Daniela Lorusso

Sul tradimento si è scritto sin dalla notte dei tempi, segno evidente che c’è sempre stato anche se nessuno lo tollera. Secondo il notissimo rapporto Kinsey pubblicato nel 1940, pare che un marito su 2 comincia la sua relazione adulterina prima dei 40 anni (quindi il 50%) mentre per le donne la percentuale sarebbe del 26%.
L’esperienza del tradimento e del lutto può svolgere una funzione trasformativa, se riusciamo a elaborarne il vissuto.
Aldo Carotenuto, Amare tradire, 1991
Farà parte del processo evolutivo? Potrebbe essere un ottimo spunto per uno studio approfondito che lasciamo volentieri alla ricerca. Sembrerebbe tuttavia che il tutto ebbe inizio con la scoperta che nella riproduzione il ruolo del maschio era fondamentale. Com'è noto l’uomo scoprì questa connessione tardissimo. Fino ad allora i figli erano della madre e l’uomo non aveva nessun potere sui figli della donna. Inoltre la gelosia non era ammessa perché non funzionale alla pace e all'armonia della vita della caverna. La donna poteva scegliere di concedersi ai piaceri con chiunque (idem per l’uomo). Le cose cambiarono quando si scoprì che lo sperma era determinante per la riproduzione, l’uomo acquistò nuovo potere  e reclamò il diritto di essere padre dei sui figli. Da allora il tradimento non era più ammesso, perché  andando con un altro uomo, la donna rischiava di essere fecondata e questo avrebbe creato squilibri nel clan di appartenenza.
Il tradimento presuppone che ci sia stato, in primis,  un avvicinamento emotivo tra due soggetti che desiderano una relazione intima, e possibilmente prolungata nel tempo.  Oggi si pone maggiormente l’attenzione sulla costruzione di legami stabili basati sul mutuo sostegno, il rispetto e la comprensione. Dopo l’innamoramento lo sconosciuto entra nel nostro spazio vitale più intimo; a volte ciò crea l’illusione di conoscere la persona amata come noi stessi dimenticando  che a volte è già difficile conoscere bene se stessi. Il fatto di provare una forte ’attrazione sessuale, crea l’illusione di aver finalmente trovato ristoro alle proprie ricerche. Ma, quante volte il desiderio sessuale è solo fine a se stesso? Quante volte si confonde la gioia della passione per amore; quante volte in realtà siamo mossi dal bisogno di dare sollievo alla propria solitudine, oppure al  desiderio di conquistare, o di essere conquistati se non, al polo opposto a sentimenti di vendetta? Insomma, il legame di coppia è uno dei legami più antichi dell’umanità, così come pure il tradimento perché si ha l’illusione della fusione completa e il patto che si stabilisce (ti amerò per sempre …) spesso, molto, troppo spesso si rompe tradendo così l’impegno preso.
Ma, se scoperti, mentire, è utile? Proviamo a dare un ‘occhio’ a questo aspetto da differenti prospettive (traditore e tradito) senza avere la pretesta della esaustività.
Se una donna non tradisce, è perché non le conviene.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)
Colui che tradisce mente perché vorrebbe  ‘proteggere’ l’altro dai particolari che inevitabilmente farebbero soffrire. Insomma si appella al diritto di evitare inutili sofferenze. Ovviamente anche a se stesso; la situazione è già così ‘carica’ che si preferisce alleggerirla.
Il tradito invece pensa ben altro. Intanto sul lato emozionale c’è rabbia, tristezza, vergogna, impotenza, aggressività, autocommiserazione, calo della stima, senso di disgusto, etc. Dai più viene viene vissuta come il tentativo del partner di proteggere il terzo e quindi come volontà a mantenere e prolungare lo stato di tradimento.
Come dicevo, prospettive diverse.
La coppia e’ un insieme di tre persone di cui una e’ temporaneamente assente. (David Riondino)
Perché si tradisce
Si tradisce perché nella coppia c’è incomunicabilità (o noia?); ma anche per evitare l’intimità (resistenze?) e allora si preferisce fare la guerra per non sembrare vulnerabili;  per colmare il vuoto esistenziale o per recuperare ciò che si è perso in una relazione coniugale fittizia, cioè creata senza grandi emozioni ma per uniformità sociale. Senza dimenticare che potrebbe essere anche un modo (un po’ estremo) per richiamare l’attenzione sul fatto che qualcosa si è rotto, forse non definitivamente. In questo caso, spesso inconsciamente si lasciano tracce utili per far emergere il tradimento. Un’altra forma di infedeltà è quella contro se stessi, quando, anche se infelici, si preferisce restare forzatamente in coppia si tradisce il patto con se stessi.
Secondo le statistiche le donne tradiscono perché insoddisfatte dal matrimonio e perché si innamorano cercando e trovando un coinvolgimento emotivo mentre gli uomini al contrario, l’associano più al piacere e il tradire spesso viaggia su due linee, spesso  parallele: l’amore per la moglie e il sesso con l’amante. In entrambe le situazioni si è condannati a vivere parzialmente le singole situazioni venendo meno al piacere della compiutezza, della relazione totalizzante.
Coloro che non sono fedeli conoscono i piaceri dell’amore; coloro che sono fedeli ne conoscono le tragedie. (Oscar Wilde)
Se ne esce?
Certo, purché la coppia si ami ancora e lo desideri. Il percorso terapeutico si basa sull'instaurazione di una comunicazione autentica, l’unica in grado di chiarire cosa non funziona. Il tradimento è doloroso ma potrebbe diventare una opportunità per accogliere il cambiamento dell’altro come una sfida a modificarsi profondamente e a mutare la relazione.

Domenico Bumbaca, psicologo  www.studiobumbaca.it

1 commento:

  1. Francesco. Ho letto l'articolo, vi sono scritte idee condivisibili...ma una domanda resta insepolta: quale itinerario, quale sentiero la coppia decide di percorrere? Qual'è il significato che ambedue danno alle parole "amore, fedeltà, intimità, rispetto, dialogo, perdono, comunicazione..."? La fedeltà nasce da un cuore indiviso e da una scelta giornaliera...ogno giorno SCELGO di essere fedele, perchè sento che il mio essere, carne-psiche-spirito, è indiviso, cioè tutto per l'altro/l'altra. Aggiungerei, anche, che comunicare è più importante che dialogare...si può dialogare, ma non comunicare, mentre se si comunica, sicuramente si può entrare in dialogo. Attenzione ai giudizi "sepolti", ai piccoli giudizi, essi, se mai inesplorati (perchè nascono) e mai "confessati" all'altro, giorno dopo giorno saranno come piccoli o grandi mattoni che ordinatamente finiranno per erigere un muro ed all'improvviso ci si accorge che l'altro non c'è, che l'altro non dialoga...da qui la possibilità di cercare altrove ciò che non si trova nell'altro prossimo a me. Nel momento del tradimento? Non entro nel merrito...qui veramente ogni caso, ogni situazione è a sé...certo il perdono, il ricercare la verità e non la ragione, aiutati da un esterno, può indubbiamente giovare.

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