domenica 8 settembre 2013

Solitudine e vita di coppia

Meglio soli o ...




“Coltivare la solitudine, fin dalla giovane età: questo sarebbe un bellissimo esercizio filosofico ed emotivo”. Così afferma Lucilla una lettrice del blog. Questa considerazione mi ha fatto riflettere sul senso della solitudine e al contempo sulla nostra capacità di stare in coppia. Dobbiamo accontentarci di un amore qualsiasi? No, questo ci conduce ad una solitudine interiore, prima ancora che reale, difficile da gestire. Accettare un amore qualsiasi col timore di non trovare di meglio, per paura di rimanere soli, convinti di non essere in gado di cercare il più soddisfacente…sono tutti comportamenti che remano contro una vita gratificante. Meglio rischiare, ferirci per capire i nostri errori, per comprendere che la persona che abbiamo amato non era adatta a noi, meglio provare il dolore, superarlo per poi ri-nascere, che vivere nell'apatia  Che vivere in uno stato di finto equilibrio sperando di essere al riparo dalle delusioni. Le delusioni ci rincorreranno ugualmente e saranno delusioni per il nostro essere frenati dalla paura piuttosto che dolenti per colpa di un partner che non ci ha amato. Allora sì, è meglio imparare a vivere soli, impararlo fin da piccoli per non cercare l’altro solo per riempire i nostri vuoti, per non usarlo come narcotico delle nostre paure. L’altro dovrà essere il meglio per noi e allora, chi sa vivere solo, possiede qualche chance per stare bene in due. Vivere bene soli significa imparare a stare bene con se stessi, ad essere felici per piccole cose quotidiane senza dipendere da qualcuno: la nostra vita non può diventare un’altalena che va su e giù seguendo l’umore di qualcun altro. Forse questo obiettivo è difficile per molti, per quelli che solo con un partner si sentono completi, socialmente accettabili, a loro dico: impara a vivere bene in solitudine, questo ti salverà preparandoti a vivere bene con l’altro.

Maria Giovanna Farina www.mariagiovannafarina.it

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8 commenti:

  1. Allenarsi alla solitudine è comunque un buon viatico per affrontare meglio la vita. Ma vivere molto bene in solitudine potrebbe renderci anche troppo selettivi nella scelta di un partner, il rischio è che nell'attesa del meglio potremmo alzare troppo l'asticella ...

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  2. Come in tutte le cose anche la solitudine va saputa dosare e credo che sia proprio questo il messaggio che vuole trasmetterci Maria Giovanna Farina. L’essere soli può diventare quella marcia in più per far crescere la nostra autostima ed è risaputo che se in noi esiste una buona dose di autostima ogni nostro eventuale rapporto, coppia/amicizia, ne trae beneficio.

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    1. Sì Lucia, volevo dire anche questo. Trovare le giuste dosi è anch'esso un esercizio difficile, ma ce la si può fare con costanza e pazienza.

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  3. La solitudine appartiene a tutti e dovrebbe, come ben sottolineato, essere sin da giovane età esercizio/cammino filosofico emotivo. Quando l'amore in coppia finisce, non bisognerebbe avere timori e affrontare le proprie paure in un cammino individuale che rispetti il proprio essere e quello altrui, affermando la propria identità e indipendenza. La decisione non è mai semplice, ma sicuramente fattibile e ci permette di rinascere, crescere e realizzarci in autonomia (interiormente ed esteriormente). La scelta è inevitabile e affermabile con più tranquillità quando non si hanno responsabilità importanti...i figli... In questa situazione dipende dall'equilibrio della coppia ormai non più coppia trovare strade consone per non alterare la serenità di chi è nato non per propria scelta. Le strade possono essere molteplici, rifiutando schemi imposti e tenendo conto del proprio senso libero e all'altrui... Questa credo sia un'altra tematica possibile da discutere su vari fronti, se pur già sfiorata.

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  4. La solitudine può essere vissuta o subita. Dipende dalla sua natura e dall'eventuale possibilità di scelta. Può essere un' utile esperienza personale anche vivendo in coppia. Ma, se tutti e due hanno questa possibilità, altrimenti si genera uno sbilanciamento che invece di portare le positività in esso contenute, potrebbe diventare una rischiosa negatività. Dal mio punto di vista è utile e positivo, anche perché pur essendo in coppia, ognuno ha diritto al suo spazio, che può essere un'enclave emozionale per sé. Roberto

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  5. Concordo pienamente Roberto. La solitudine vissuta non come isolamento o annullamento, ma come piena consapevolezza del sè autonomo accanto all'altro. Un utile percorso anche in coppia...in quella "libertà" individuale che si afferma nel cammino parallelo che non deve essere inficiato da senso di possesso o di potere. Ogni essere è ed ha diritto e dovere di viversi!

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  6. Grazie Maria Giovanna per avermi citato.
    Se non avessi attraversato un periodo particolarmente difficile all'interno del mio rapporto di coppia, forse non mi sarei mai posta il problema. Fondamentale è stato l'aiuto di un'amica buddhista che mi ha suggerito la pratica della solitudine.
    Naturalmente ce lo ripetiamo in continuazione, ma l'attuazione è altra cosa, quindi si finisce, prima o poi, per ricadere nella rete della dipendenza affettiva.
    Il vero problema arriva quando si resta soli davvero, per necessità, a causa di un divorzio, di un allontanamento o di una vedovanza. Certo, anche seguendo questa pratica non credo si possa lenire il dolore di una perdita, ma probabilmente si può tentare di affrontare i problemi quotidiani da soli. Perché è proprio nel quotidiano che si realizza il banco di prova, nelle piccole azioni che eravamo abituati, per esempio, a fare in due. Spesso è la donna ad essere maggiormente vulnerabile, per ovvie ragioni storiche e culturali, quindi ecco che la pratica della solitudine può darci una mano.
    Lo stesso vale per gli affetti: mi attacco a qualcuno, investo tantissimo in lui/lei e quando tutto finisce ci si sente disperati anche perché si rimane da SOLI: chi riempirà, ora, questo vuoto? Ce la farò a badare a me stesso/a?
    Condivido perciò i post precedenti: affrontare in coppia questa filosofia sarebbe la cosa ideale!

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  7. La cosa da fare, a parte l'esercizio alla solitudine, è suddividere su più fronti le nostre risorse affettive. Il grande amore non deve impedirci di fare altri progetti. E' importante avere sempre i propri interessi al di fuori della coppia evitando così di dipendere in forma esclusiva da lui o da lei.

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