Tradimento: Perché anche se mi sono
liberata di lui ora soffro così tanto?
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Come si può reagire
al tradimento del partner quando
il rapporto non può continuare: “Perché anche se mi sono liberata di lui ora
soffro così tanto?” Questa è una domanda molto comune alla quale si fatica a
trovare una risposta. La ferita del tradimento a
volte è per noi insanabile e
sappiamo di non essere in grado di perdonare il nostro partner per cui
decidiamo di lasciarlo. Spesso fin qui tutto, o quasi, accade sull’onda dell’emotività, siamo preda
della rabbia e agiamo senza molta consapevolezza. Anche separazioni come queste
creano però una buona dose di sofferenza e spesso ci si chiede il perché ciò
procuri tanto dolore. In realtà ci aspetteremmo che, dopo
il senso di liberazione iniziale, prendesse posto nella nostra
anima ferita la quiete e la soddisfazione per aver fatto quella
che ritenevamo essere l’unica scelta possibile. Ma la
sofferenza sembra non averci abbandonato e ciò perché non abbiamo fatto i conti
con quello che abbiamo perduto che non è solo il traditore. Durante la fase
costruttiva del nostro legame era nata una nuova parte di noi, il noi-come-coppia, che
sanciva l’unione e ne dava una valenza reale. Dal quel momento il noi-come-coppia ha iniziato a
sperimentare non solo la vita tra due, ma è cresciuto anche nella relazione con
il mondo, è cresciuto grazie a tutte le relazioni che noi, in due, abbiamo
instaurato con gli altri. Ora questo noi si è spezzato, è dovuto soccombere a
causa della fine dell’unione e una parte di noi stessi è
scomparsa con esso. È
come se avessimo perduto qualcuno che ci era caro e la sofferenza non è che il
segnale della perdita. Non ci resta quindi che operare
concretamente su questa perdita.
Ci sono dei passi
fondamentali da compiere:
1.
La perdita è avvenuta, non continuiamo a ragionare
come se il partner facesse parte ancora della nostra vita
2.
Una parte di noi se ne è andata, non continuiamo a rievocarla con nostalgia
3.
Cerchiamo qualcosa di nuovo su cui riporre le nostre energie,
è un modo per credere ancora nelle nostre risorse
A questo punto possiamo
ri-considerare almeno mentalmente la possibilità di impegnarci in un nuovo
amore e da questo punto siamo pronti, forse, per un nuovo amore,
ma ricordiamo che il nuovo noi che
nascerà non dovrà annientare la nostra individualità.
Maria Giovanna Farina www.mariagiovannafarina.it
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La sofferenza è parte delle esperienze dell'esistenza, individuale e in coppia. Mi piace molto la chiusa che sottolinea quello che spesso viene "curato" poco ...l'identità individuale... L'io nel rapporto con l'altro, due esseri distinti se pur in un percorso insieme, il non possesso. Il noi che non deve mai annientare le singole identità. Molto interessante Maria Giovanna...come sempre!
RispondiEliminaConcordo assolutamente con Silvia. Esiste forse, perché implicita nella mente umana, una forza inconsapevole che porta il noi ad annullare l'io. Accorgersi di questo è importante ma non facile. Bisogna e si deve evitare che ciò avvenga. In me è sempre stato un lavoro, mai un istinto.
RispondiEliminaLa consapevolezza è già il primo passo...
EliminaCari amici, innazitutto devo complimentarvi con voi di aver messo sotto i riflettori un problema di carattere sentimentale, ormai tanto diffuso. Apprezzo e concordo l'analisi della mia amica Silvia Calzolari, se mi è consentito però, vorrei mettere in evidenza, che anche il sentimento d'amore, crea un sua dipendenza. Perciò quella sofferenza di cui si parla, è anche frutto di questa dipendenza!
RispondiEliminaSta a noi sconfiggere la dipendenza, grazie Franco per aver messo l'accento su questo punto. Lo tratteremo senz'altro.
EliminaColtivare la solitudine, fin dalla giovane età: questo sarebbe un bellissimo esercizio filosofico ed emotivo. Ma la strada è lunga e difficile. Anche perché la consapevolezza che, in molti casi, il restare da soli sia da preferire a convivenze che creano dolore e sofferenza, arriva piuttosto tardi, quando ormai è difficile pensare a un nuovo amore.
RispondiEliminaParlo naturalmente "pro domo mea": vivere e patire un tradimento intorno ai 60 anni è cosa molto crudele. Spesso non si ha la forza di buttare tutto all'aria, ma anche il rimanere accanto al "fedifrago" procura dolore. Puoi capire, ma non perdoni, quel che resta intorno al noi-come-coppia è ancora forte e separarsene è estremamente lacerante.
Purtroppo, si tratta di eventi abbastanza comuni soprattutto a donne "grandi" (vista la concorrenza spietata delle più giovani) che, in questo momento storico, non sono disposte ad accettare in silenzio, come facevano le nostre madri e le nostre nonne.
E' ancora la dipendenza quella ci frega?
In parte è la dipendenza, poi ci sono altri vari fattori. Come tu Lucilla osservi con grande lucidità, come si fa a mandare tutto all’aria dopo tanti anni di convivenza? Imparare a rimanere soli e felici è giustamente un esercizio da mettere in atto fin dalla più tenera età. Difficile anche questo. Come tenere insieme l’educazione alla socialità con quella l’autonomia? È necessaria una nuova cultura dell’amore, nuova perché rinnovata in grado di insegnare ai giovani a non arrendersi: spesso ci si accontenta di un amore tiepido temendo di non trovare il meglio…il discorso è complesso questo blog nascere proprio per parlarne nell’ottica di una nuova educazione all’amore. Un amore vero e appagante non è ciò che desideriamo tutti?
EliminaCondivido il pensiero di Franco e il conseguente concetto di Lucilla che ben sottolinea ciò in cui l'educazione è carente. La filosofia anche per quanto riguarda questa tematica dovrebbe essere formazione sin dall'infanzia.
RispondiEliminaGrazie Silvia, approfondiremo...
EliminaBrave tutte e tutti, avete messo sul piatto un bel po' di argomentini interessanti, che credo Maria Giovanna ci aiuterà a districare man mano, lungo la vita di questo blog.
RispondiEliminaAl momento, mi limiterei ad aggiungere che far convivere dentro di noi l'"Io" con il "Noi" è un'operazione non semplice, si è sempre in bilico tra l'essere troppo "Io" o troppo "Noi". L'educazione ricevuta (a casa, a scuola, per strada, ma anche in tutte la altre agenzie educative) dovrebbe mirare proprio a far sì che ogni individuo possa cercare un equilibrio tra queste due sfere. L'equilibrio è dinamico, sempre in divenire, e spesso la gente va da un counselor o da uno psicoterapeuta per questo motivo. Un saluto a tutti :)
Eleonora Castellano
Hai ragione Eleonora, è difficile trovare il giusto equilibrio tra l'Io e il Noi. In una coppia che si ama l'equilibrio si crea e si mantiene, negli altri casi si rompe o peggio ancora non c'è mai stato.
EliminaGrazie a te Maria Giovanna, argomento che coinvolge e stimola alla riflessione ognuno di noi!
RispondiEliminaEleonora, leggo spesso i commenti anche i tuoi su questo blog ma , se permetti mi pare che esageri con le tue note da “maestrina”
RispondiEliminaNon partecipo mai con i miei commenti perché mi piace leggere e acquisire le nozioni, ma credo che qui hai un po’ denigrato il pensiero di tutti.
Non stiamo affatto trattando un argomentino, ma l’amore in ogni sua forma, i piaceri, i dolori i tradimenti ecc, sono dei bei ARGOMENTONI, e belli tosti, se permetti.
Grazie cmq...
Senza offese
Nella
Buongiorno Nella, piacere di conoscerla. Mi dispiace se le è arrivato quel messaggio, ma le assicuro che è una sua interpretazione. Tant'è che, se legge bene, il mio commento parte con "Brave e bravi a tutti". E "argomentino" è chiaramente un'espressione ironica, visto l'importanza degli argomenti trattati. Meglio scrivere in maniera lieve che appesantirsi, almeno quello è il mio stile, che vuole essere colloquiale.
EliminaPer carità, se ogni tanto mi viene fuori un tono da maestrina, mi scuso, non è nelle mie intenzioni (ps: mi fa piacere che si ricorda di me, anche perché non sono mai intervenuta molto in questo blog e non vi partecipavo da mesi!!). Consideri solo una cosa: potrebbe esserci una deformazione professionale: faccio l'insegnante!! E quando scrivo usando qualche termine più tecnico lo faccio solo per dare il mio contributo, visto che sono una psicologa clinica. Se poi il mio intervento non è gradito, non scrivo più in questa sede. La ringrazio.
Eleonora Castellano
Il cosiddetto tradimento è pur sempre una manifestazione di Eros che filosofa sempre. E sempre è figlio di desiderio che si ingegna e di mancanza. Come tale è sempre in cerca e sempre in agguato. Può essere contenuto nella coppia a vita o, come accade più spesso, cerca altri buchi nella rete per altri sorsi di desiderio o altre esperienze più piene per rispondere alla mancanza. Quando il tradimento tradisce la sua essenza, tutti siamo coinvolti: la coppia, il/la terza, l'amore, il sesso, le parole, le favole, i rapporti sociali. E' una verifica, una crisi salutare e dolorosa, una rivoluzione. Mentre Eros, irrequieto, l'Alato Eros, filosofa sempre, cerca vita, ha sete di vita. E non ci si può sottrarre. Nessuno può sottrarsi, da Emma Bovari alla più pia nonnetta dalla vita irreprensibile, dal Giasone a M.L. King. Angelo Guarnieri
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