lunedì 2 settembre 2013

La ferita del tradimento

Tradimento: Perché anche se mi sono liberata di lui ora soffro così tanto?


Immagine tratta da www.wwtu.it

Come si può reagire al tradimento del partner quando il rapporto non può continuare: “Perché anche se mi sono liberata di lui ora soffro così tanto?” Questa è una domanda molto comune alla quale si fatica a trovare una risposta. La ferita del tradimento a volte è per noi insanabile e sappiamo di non essere in grado di perdonare il nostro partner per cui decidiamo di lasciarlo. Spesso fin qui tutto, o quasi, accade sull’onda dell’emotività, siamo preda della rabbia e agiamo senza molta consapevolezza. Anche separazioni come queste creano però una buona dose di sofferenza e spesso ci si chiede il perché ciò procuri tanto dolore. In realtà ci aspetteremmo che, dopo il senso di liberazione iniziale, prendesse posto nella nostra anima ferita la quiete e la soddisfazione per aver fatto quella che ritenevamo essere l’unica scelta possibile. Ma la sofferenza sembra non averci abbandonato e ciò perché non abbiamo fatto i conti con quello che abbiamo perduto che non è solo il traditore. Durante la fase costruttiva del nostro legame era nata una nuova parte di noi, il noi-come-coppia, che sanciva l’unione e ne dava una valenza reale. Dal quel momento il noi-come-coppia ha iniziato a sperimentare non solo la vita tra due, ma è cresciuto anche nella relazione con il mondo, è cresciuto grazie a tutte le relazioni che noi, in due, abbiamo instaurato con gli altri. Ora questo noi si è spezzato, è dovuto soccombere a causa della fine dell’unione e una parte di noi stessi è scomparsa con esso. È come se avessimo perduto qualcuno che ci era caro e la sofferenza non è che il segnale della perdita. Non ci resta quindi che operare concretamente su questa perdita.
Ci sono dei passi fondamentali da compiere:
1.     La perdita è avvenuta, non continuiamo a ragionare come se il partner facesse parte ancora della nostra vita
2.     Una parte di noi se ne è andata, non continuiamo a rievocarla con nostalgia
3.    Cerchiamo qualcosa di nuovo su cui riporre le nostre energie, è un modo per credere ancora nelle nostre risorse
A questo punto possiamo ri-considerare almeno mentalmente la possibilità di impegnarci in un nuovo amore e da questo punto siamo pronti, forse, per un nuovo amore, ma ricordiamo che il nuovo noi che nascerà non dovrà annientare la nostra individualità.
Maria Giovanna Farina www.mariagiovannafarina.it

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15 commenti:

  1. La sofferenza è parte delle esperienze dell'esistenza, individuale e in coppia. Mi piace molto la chiusa che sottolinea quello che spesso viene "curato" poco ...l'identità individuale... L'io nel rapporto con l'altro, due esseri distinti se pur in un percorso insieme, il non possesso. Il noi che non deve mai annientare le singole identità. Molto interessante Maria Giovanna...come sempre!

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  2. Concordo assolutamente con Silvia. Esiste forse, perché implicita nella mente umana, una forza inconsapevole che porta il noi ad annullare l'io. Accorgersi di questo è importante ma non facile. Bisogna e si deve evitare che ciò avvenga. In me è sempre stato un lavoro, mai un istinto.

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  3. Cari amici, innazitutto devo complimentarvi con voi di aver messo sotto i riflettori un problema di carattere sentimentale, ormai tanto diffuso. Apprezzo e concordo l'analisi della mia amica Silvia Calzolari, se mi è consentito però, vorrei mettere in evidenza, che anche il sentimento d'amore, crea un sua dipendenza. Perciò quella sofferenza di cui si parla, è anche frutto di questa dipendenza!

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    1. Sta a noi sconfiggere la dipendenza, grazie Franco per aver messo l'accento su questo punto. Lo tratteremo senz'altro.

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  4. Coltivare la solitudine, fin dalla giovane età: questo sarebbe un bellissimo esercizio filosofico ed emotivo. Ma la strada è lunga e difficile. Anche perché la consapevolezza che, in molti casi, il restare da soli sia da preferire a convivenze che creano dolore e sofferenza, arriva piuttosto tardi, quando ormai è difficile pensare a un nuovo amore.
    Parlo naturalmente "pro domo mea": vivere e patire un tradimento intorno ai 60 anni è cosa molto crudele. Spesso non si ha la forza di buttare tutto all'aria, ma anche il rimanere accanto al "fedifrago" procura dolore. Puoi capire, ma non perdoni, quel che resta intorno al noi-come-coppia è ancora forte e separarsene è estremamente lacerante.
    Purtroppo, si tratta di eventi abbastanza comuni soprattutto a donne "grandi" (vista la concorrenza spietata delle più giovani) che, in questo momento storico, non sono disposte ad accettare in silenzio, come facevano le nostre madri e le nostre nonne.
    E' ancora la dipendenza quella ci frega?

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    1. In parte è la dipendenza, poi ci sono altri vari fattori. Come tu Lucilla osservi con grande lucidità, come si fa a mandare tutto all’aria dopo tanti anni di convivenza? Imparare a rimanere soli e felici è giustamente un esercizio da mettere in atto fin dalla più tenera età. Difficile anche questo. Come tenere insieme l’educazione alla socialità con quella l’autonomia? È necessaria una nuova cultura dell’amore, nuova perché rinnovata in grado di insegnare ai giovani a non arrendersi: spesso ci si accontenta di un amore tiepido temendo di non trovare il meglio…il discorso è complesso questo blog nascere proprio per parlarne nell’ottica di una nuova educazione all’amore. Un amore vero e appagante non è ciò che desideriamo tutti?

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  5. Condivido il pensiero di Franco e il conseguente concetto di Lucilla che ben sottolinea ciò in cui l'educazione è carente. La filosofia anche per quanto riguarda questa tematica dovrebbe essere formazione sin dall'infanzia.

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  6. Brave tutte e tutti, avete messo sul piatto un bel po' di argomentini interessanti, che credo Maria Giovanna ci aiuterà a districare man mano, lungo la vita di questo blog.
    Al momento, mi limiterei ad aggiungere che far convivere dentro di noi l'"Io" con il "Noi" è un'operazione non semplice, si è sempre in bilico tra l'essere troppo "Io" o troppo "Noi". L'educazione ricevuta (a casa, a scuola, per strada, ma anche in tutte la altre agenzie educative) dovrebbe mirare proprio a far sì che ogni individuo possa cercare un equilibrio tra queste due sfere. L'equilibrio è dinamico, sempre in divenire, e spesso la gente va da un counselor o da uno psicoterapeuta per questo motivo. Un saluto a tutti :)
    Eleonora Castellano

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    1. Hai ragione Eleonora, è difficile trovare il giusto equilibrio tra l'Io e il Noi. In una coppia che si ama l'equilibrio si crea e si mantiene, negli altri casi si rompe o peggio ancora non c'è mai stato.

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  7. Grazie a te Maria Giovanna, argomento che coinvolge e stimola alla riflessione ognuno di noi!

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  8. Eleonora, leggo spesso i commenti anche i tuoi su questo blog ma , se permetti mi pare che esageri con le tue note da “maestrina” 
    Non partecipo mai con i miei commenti perché mi piace leggere e acquisire le nozioni, ma credo che qui hai un po’ denigrato il pensiero di tutti. 
    Non stiamo affatto trattando un argomentino, ma l’amore in ogni sua forma, i piaceri, i dolori i tradimenti ecc, sono dei bei ARGOMENTONI, e belli tosti, se permetti. 
    Grazie cmq... 
    Senza offese 
    Nella  

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    1. Buongiorno Nella, piacere di conoscerla. Mi dispiace se le è arrivato quel messaggio, ma le assicuro che è una sua interpretazione. Tant'è che, se legge bene, il mio commento parte con "Brave e bravi a tutti". E "argomentino" è chiaramente un'espressione ironica, visto l'importanza degli argomenti trattati. Meglio scrivere in maniera lieve che appesantirsi, almeno quello è il mio stile, che vuole essere colloquiale.
      Per carità, se ogni tanto mi viene fuori un tono da maestrina, mi scuso, non è nelle mie intenzioni (ps: mi fa piacere che si ricorda di me, anche perché non sono mai intervenuta molto in questo blog e non vi partecipavo da mesi!!). Consideri solo una cosa: potrebbe esserci una deformazione professionale: faccio l'insegnante!! E quando scrivo usando qualche termine più tecnico lo faccio solo per dare il mio contributo, visto che sono una psicologa clinica. Se poi il mio intervento non è gradito, non scrivo più in questa sede. La ringrazio.
      Eleonora Castellano

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  9. Il cosiddetto tradimento è pur sempre una manifestazione di Eros che filosofa sempre. E sempre è figlio di desiderio che si ingegna e di mancanza. Come tale è sempre in cerca e sempre in agguato. Può essere contenuto nella coppia a vita o, come accade più spesso, cerca altri buchi nella rete per altri sorsi di desiderio o altre esperienze più piene per rispondere alla mancanza. Quando il tradimento tradisce la sua essenza, tutti siamo coinvolti: la coppia, il/la terza, l'amore, il sesso, le parole, le favole, i rapporti sociali. E' una verifica, una crisi salutare e dolorosa, una rivoluzione. Mentre Eros, irrequieto, l'Alato Eros, filosofa sempre, cerca vita, ha sete di vita. E non ci si può sottrarre. Nessuno può sottrarsi, da Emma Bovari alla più pia nonnetta dalla vita irreprensibile, dal Giasone a M.L. King. Angelo Guarnieri

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