Una
riflessione ironica per prendere le distanze da certe brutte
avventure...
Flavio Lappo, Anima imprigionata, acrilico su tela, 2012 |
“Mi
hai rubato l'anima” è un'affermazione che a prima vista fa bene,
la considerazione di sé vola al massimo dell'altitudine consentita.
“Caspita, gli ho rubato l'anima, sono una persona fuori dal comune
e molto fortunata!” Poi capisci quanto sia impegnativa una simile
sottrazione di sostanza volatile; sì, perché l'anima vola, non è
stabile e necessita di cura, nutrimento, attenzione... tutto ciò che
è utile per vivere nel modo migliore. E noi abbiamo voglia di un
simile e oneroso impegno? Siamo pronti per dedicarci alla nuova
missione? L'altro ci ha trasformato in ladri e, seppur per amore,
siamo diventati dei fuori legge e forse per questo temiamo qualche
ritorsione. Così ci predisponiamo alla nostra missione di moderne
divinità dell'Olimpo e sull'altare dell'amore nutriamo in eterno
l'anima rubata. Ma c'è il caso in cui l'altro ci racconta che ha
perso l'anima, che le tante delusioni di questa vita matrigna l'hanno
condotto ad una disperata ricerca di qualcuno da amare per essere
riamato. Per non soffrire più, per trovare rifugio e dare rifugio.
Insomma ti fa una testa così piena di lamenti uniti a buoni
propositi seppur un po' troppo vittimistici: forse dovremmo fuggire
per non trasformarci in una custodia per anime perse. Perché se cedi
alla prima dichiarazione poi le altre le attirerai come lo zucchero
sa agganciare le vespe. Insomma, diventerai una
crocerossina o un barelliere per anime perdute o presunte tali.
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata
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