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Terzo Piano
Caro,
oggi sono tornata al
nostro albergo con uno sconosciuto. Un uomo adocchiato a un apericena perché
somiglia a te, stessi ricci sulla fronte, stessi occhi da felino, stesse mani
grandi e agili da pianista. La mia pelle si è accaldata, non succedeva da mesi, ha
aperto il varco al sangue e a ogni organo, pulsavano tempie, cuore, pancia e
tutto l'altro, schizzavano desideri
abbandonati e imploravano la replica.
Ho trovato la stessa
stanza, trentotto
terzo piano, lo
stesso copriletto verdino su cui impazienti
scordavamo le lenzuola, lo stesso tappeto liso su cui dopo ballavamo nudi, lo
stesso scorcio di case grigie dalla finestra, che ci sembravano un'oasi di
beatitudine.
Ho dato il via ai nostri preliminari, far
scivolare la gonna e sbottonare la camicetta, aspettando
che lui si avvicinasse a sciogliermi i capelli e ad allentare le auto reggenti
insinuandoci le dita, mentre i nostri respiri si gonfiavano, annullando le parole.
Mi sbagliavo, non eri
tu, non eravamo noi e il nostro rincontrarci. I gesti erano audaci, forti e
abili, da femmina e maschio di buona d'esperienza, ma ci dissolvevano in altro, tu un miraggio, io e lui
robot in azione per meccanismo.
In strada ci siamo a
stento salutati.
Ed ora io, in questa notte che sembra eterna,
sono corpo, anima, desiderio e nostalgia. Ora so.
Non era solo sesso il
nostro amore clandestino, ci ha fatto comodo crederlo, a me soprattutto che non
volevo essere l'altra per la vita. So e te lo
devo dire, semmai credessi che il mio stare con te
e poi andarmene sia stato un capriccio.
Almeno questa notte voglio essere sincera.
Domani sarò come sempre. Fino
a quando uno sguardo, un gesto, un'eco mi riporteranno a te, impedendo di
mentirmi.
Maria Antonietta Macciocu,
autrice di libri di poesia e di romanzi
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