Quando
le parole nascondono la violenza
“Siamo
ai ferri corti” è un modo di dire che si perde nel passato e si
riferisce alla lotta, al duello: quando le armi lunghe non hanno più
efficienza si passa ai coltelli e ai pugnali con la certezza di
concludere la faccenda. Di far fuori il nemico. È vero, oggi
pronunciando questa frase intendiamo solo dire che siamo in cammino
verso la fine di un rapporto, ma purtroppo senza riflettere ci
serviamo di un gergo molto violento che si riferisce al sangue e alla
morte. Usiamo questo modo di dire per tutti i rapporti, ma nella
maggior parte dei casi per una relazione sentimentale. Quante volte
l'ho udito, quel Siamo ai ferri corti per intendere che quei
due, quella coppia lì, è alla fine di un'amore. Si detestano,
litigano, si rinfacciano il passato... per fortuna spesso finisce
tutto con le carte bollate ed un avvocato divorzista che decreta la
fine dell'unione. Il linguaggio, come veicolo e rappresentativo
culturale di un popolo ha un'importanza considerevole, dice chi
siamo, da dove veniamo, quale educazione abbiamo ricevuto. Ma il
linguaggio è costituito anche da consuetudini, da modi di dire che
ci trasciniamo senza pensare al loro vero significato. Essere ai
ferri corti è un modo di dire violento che diffonde la violenza come
modalità relazionale e per questa ragione dobbiamo eliminarlo dal
nostro patrimonio espressivo verbale. Le
parole aiutano nel lavoro deleterio di anestetizzare, di rendere
insensibili ai gesti peggiori: per questa ragione cestinare è la parola
d'ordine. Per non cedere nemmeno col pensiero a parole sanguinarie modi di dire come “Siamo ai ferri corti” devo cadere nell'oblio.
Maria
Giovanna Farina ©Riproduzione riservata
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