Uno degli articoli più letti pubblicato nel blog
nell'ottobre del 2012, ve lo ripropongo!
Ti amo da morire: chi dei due deve morire?
Gocce d'amore, disegno di Flavio Lappo |
“Ti
amo da morire”. Quando chi ti ama pronuncia questa frase la
prima cosa da chiedersi è: chi dei due deve morire lei/lui o noi? Se
morir d'amore è uno spasmo che tende alla vita sognata e agognata,
tutto va bene, ma se significa soccombere alla follia dell'altro,
allora non è amore. Per conoscere l'amore e distinguerlo dal non
amore è bene tornare alle origini, fare quattro passi dalle parti di
Socrate per conoscere, nel Simposio, il racconto della nascita di
Eros.
Nella
mitologia greca Eros è figlio di Povertà ed Espediente, come la
madre è mancante di qualcosa, ma come il padre se la cava in ogni
circostanza avversa: non è proprio così l'amore? E poi Eros è
scalzo, non teme il freddo e le asperità...l'amore vero sa
affrontare ogni ostacolo pur di colmare la mancanza dell'altro,
quell'altro che amiamo. Siamo disposti a questo? Se la risposta è
affermativa, allora amiamo e il ti amo da morire altro non è
se non quel sottile confine tra la vita e la morte, che il grande
amore avverte ogni volta che l'amato si allontana per poi
riavvicinarsi: con il corpo e con la mente.
Ma
se il ti amo da morire significa ti amo al punto da
distruggere il tuo equilibrio e per farti diventare uno strumento dei
miei voleri fino ad ucciderti se non corrispondi più a ciò che mi
aspetto da te: allora no, non è amore ma egoismo che sa di morte.
Nella
frase ti amo da morire troviamo anche le due grandi pulsioni
freudiane di Amore e Morte che avrebbero il compito di dare
equilibrio al mondo e al singolo individuo, nella loro eterna lotta
per strapparsi il primato a vicenda. Non è quello che ci accade
quando l'oggetto d'amore è così desiderabile da volerlo inglobare?
Quel ti mangerei detto con passione è un'influenza
dell'istinto di morte che vuole prendere il sopravvento, senza
mettere in atto il proposito. Ma qui, a parte casi patologici, è
solo il voler possedere l'innamorato senza giungere alla sua
distruzione che ci priverebbe della sua presenza.
Amor
ca nulla amato amar perdona, l'amore
non consente a chi è amato di non riamare, sono le parole che Dante
fa pronunciare, nel VI canto dell'Inferno, a Francesca da
Rimini follemente innamorata, e ricambiata, del cognato Paolo. Come
se il grande amore per qualcuno fosse sufficiente per essere
corrisposti. Questa idea ci riporta ad un ti amo da morire
pericoloso se si insinua in un animo predisposto alla
sottomissione dell'altro.
C'è
anche il caso in cui il ti amo da morire si riferisce a noi
stessi avvinti da un amore così potente da renderci disponibili
all'annullamento per fonderci in un noi-come-coppia. Questo
genere di ti amo da morire non ha nulla di egoistico, ma al
contrario è una manifestazione potente di chi darebbe la vita per
l'altro o quantomeno di chi avverte in alcuni momenti di estasi il
desiderio di farlo.