mercoledì 2 gennaio 2019

Meglio soli che...



Il ponte delle sirenette, acquarello di Daniela Lorusso
Coltivare la solitudine, fin dalla giovane età: questo sarebbe un bellissimo esercizio filosofico ed emotivo”. Così mi scrive Lucilla.
Questa considerazione mi ha fatto riflettere sul senso della solitudine e al contempo sulla nostra capacità di stare in coppia. Dobbiamo accontentarci di un amore qualsiasi? Meglio di no, questo accettare ci condurrebbe ad una solitudine interiore difficile da gestire. Accettare un amore qualsiasi col timore di non trovare il meglio, per paura di rimanere soli, convinti di non essere in grado di incontrare il partner più soddisfacente… sono tutti comportamenti che remano contro una vita gratificante. Meglio rischiare, ferirci per capire i nostri errori, per comprendere che la persona che abbiamo amato non era adatta a noi, meglio provare il dolore, superarlo per poi ri-nascere, che vivere nell'apatia. Che vivere in uno stato di finto equilibrio sperando di essere al riparo dalle delusioni.
Le delusioni ci rincorreranno ugualmente e saranno frustrazioni per il nostro essere frenati dalla paura, piuttosto che dolenti per colpa di un partner che ha smesso di amarci. Allora sì, è meglio imparare a vivere da soli, impararlo fin da piccoli per non cercare l’altro solo per riempire i nostri vuoti, per non usarlo come narcotico delle nostre paure. Chi sperimenta la solitudine impara ad essere autosufficiente e per questo possiede qualche chance in più per stare bene in due. Vivere bene da soli significa imparare a stare bene con sé stessi, ad essere felici per piccole situazioni quotidiane senza dipendere da qualcuno: la nostra vita non può diventare un’altalena che va su e giù seguendo l’umore di qualcun altro.
Forse questo obiettivo è difficile per molti, per quelli che solo in coppia si sentono completi, socialmente accettabili, a loro dico: impara a vivere bene in solitudine, ciò ti preparerà a vivere meglio con l’amore quando lo incontrerai. Libero dal bisogno, sarai pronto a cambiare e quindi in grado di accogliere Eros.
Maria Giovanna Farina





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